Partendo dalla piazza “Fonte Diana” si raggiunge la vicina Chiesa Madre la cui mole, gradevole a guardarsi, domina il paesaggio della città.
Il sagrato detto: “u cianu a matrici” era in terra battuta e negli anni 30 fu sistemato così come si presenta attualmente. Accanto alla balaustra, sul lato a valle, si può osservare la “saia” in pietra dove anticamente le donne andavano a lavare i panni e che serviva anche a portare l’acqua all’antichissimo mulino sottostante, detto mulino di Santa Maria (tecnica sul campo dell’irrigazione importata in Sicilia dagli Arabi).
La Chiesa Madre dedicata a Santa Maria delle Stelle è sorta tra la fine del 400 e inizi 500, la notizia trova conferma nell’abbozzo di un antichissimo panorama della città che si trova nella chiesa Immacolata ed adorna d’una cupola andata distrutta con le due navate laterali a causa del terremoto del 1683.
Successivamente con la cooperazione del conte di Baldassare IV Naselli, il quale andava per le vie con le “bertole” sulle spalle raccogliendo anche lui l’obolo per la chiesa distrutta, fu completamente restaurata nello stile romanico. Fin dagli inizi comprendeva tutto l’abitato di Comiso; l’attività veniva svolta non solo dal parroco ma, dopo la fondazione della collegiata (fu papa Benedetto XIV a crearla), da tutti i canonici che erano 12 e tutti vicari cooperatori. Dai primi decenni di questo secolo man mano che l’abitato si estendeva, dalla Chiesa Madre venivano “filiate” altre parrocchie con precisi confini urbani, ecco perché si chiama Chiesa madre.
L’interno è a tre navate divise con pilastri ad archi acuti e con un transetto ed absidi in corrispondenza delle navate, la cupola si presenta slanciata con colonne corinzie che separano le varie finestre ad arco acuto mentre il prospetto è di stile tardo barocco e si sviluppa in tre ordini con lesene, nicchie, statue e una cella campanaria.
Nell’interno della chiesa si trovano opere d’arte, quadri e sculture sacre, monumenti funebri come quello del principe Baldassare V Naselli in marmi policromi (secolo XVIII).
Su tutto si impone il prezioso soffitto ligneo opera del Barbalonga con grandi dipinti in 5 riquadri: nel primo è raffigurato “l’incontro di Rebecca con Labano al pozzo di Giacobbe” e vuole rappresentare Maria fecondata dallo Spirito Santo; nel secondo sono raffigurati “Giuditta e Oloferne” e in cui Giuditta rappresenta la vittoria di Maria sul demonio; nel terzo (il grande ovale centrale) si raffigura “re Davide” che danza davanti all’Arca del Signore e la cui vicenda paragona Maria all’Arca come tabernacolo eucaristico; il quarto racconta di “Giaele e Sisara” la cui vicenda rappresenta il conflitto tra la donna e il seme del nemico, immagine di Maria Immacolata che schiacciò la testa al serpente; l’ultimo rappresenta l’incontro della regina Ester con il re Assuero (l’atteggiamento della preghiera di Ester ricorda Maria che intercede presso suo Figlio in favore dell’umanità).
L’altare maggiore è del XVII sec. In marmi policromi e lapislazzuli, su di esso una grande tela “la natività della vergine”.
Nell’abside centrale tre dipinti del Ciriaci dedicati alla Vergine Maria: “L’Immacolata Concezione”, “Presentazione di Gesù al tempio” e “L’assunzione di Maria al cielo” restaurati nel 2010 come si può leggere nella targa vicino alla balaustra.
Nella terza domenica di maggio, dopo uno stupendo settenario in cui si cantano le sette spade della Madonna, viene portata in processione avvolta da un prezioso manto antico nel settecentesco fercolo spinto da giovani portatori, salutata da nuvole di petali di rose che piovono dai balconi e, in piazza, dall’inno eseguito da un coro di voci bianche.
Aperta al pubblico tutti i giorni.
Via San Biagio 20 (Comiso)
Descrizione curata dal Leo Club Ragusa