Gli “Atareddi” sono l’espressione di una cultura che, attraverso i tempi, ha messo in evidenza il tessuto religioso della popolazione. Essi, nei crocicchi delle strade, nelle vie di città e di campagna, sono la testimonianza di una fede ben precisa, di una speranza e di un atto d’amore nonché il segno di riconoscenza per una grazia ricevuta, l’occasione di una preghiera per implorare aiuto e protezione. Spesso, anche oggi, le persone si fermano dinanzi ad un “Atareddu”, recitano qualche Avemaria, si fanno il segno della croce e, con la mano, mandano un bacio alla sacra immagine. Dobbiamo fare una distinzione tra icone, tabernacoli, edicole, anche per precisare quale di questi termini corrisponda più esattamente ai nostri “Atareddi”. L’icone non è altro che un’immagine sacra su tavola o metallo, esposta in luogo pubblico o privato. Il tabernacolo è la cappellina posta di solito al centro degli altari per custodirvi la SS. Eucaristia. L’edicola è la nicchia, più o meno ricca di architetture e di pitture, posta alle cantonate o ai muri delle case di città e lungo le strade di campagna, specialmente ai bivi o ai crocicchi, con qualche immagine sacra, quadro o statua, che si suole adornare con fiori ed altro ed illuminare con lumini. Noi Siciliani chiamiamo genericamente “Atareddi” o “Tareddi” queste edicole. Alcuni autori tuttavia le indicano col termine “tabernacolo”. Fu il secondo Concilio di Nicea, nell’anno 787, a dichiarare che “l’uso delle immagini sacre non era contrario alla religione, ma anzi doveva essere ritenuto utile” e, quindi, le immagini potevano essere esposte non solo nelle chiese, ma anche nelle case e nelle strade. Ad Acireale le icone, un tempo dovevano contarsi a centinaia. Purtroppo, il terremoto del 1693, altre calamità naturali, e a volte, anche l’opera nefasta degli uomini, hanno fatto perdere la testimonianza di ciò che, in questo campo, come in altri, possedeva la nostra città nel passato; tuttavia le icone sono ancora tante, specie nelle antiche vie. Le immagini più ricorrenti negli “Atareddi” di Acireale sono quelle della Madonna e del Cristo, mentre sono pochissimi quelli dedicati ai Santi protettori della città: Santa Venera e San Sebastiano, i Santi più cari ai devoti del centro cittadino e delle frazioni. Di alcuni abbiamo la data di costruzione desumibile dalla targhetta che attesta la concessione di indulgenze; in linea generale possiamo dire che i più antichi sono del ‘700. Tra agli artisti che diedero vita alle immagini dipinte nei tanti “Atareddi” della nostra città ricordiamo Mariano Leonardi, Giacinto Platania, Baldassare Grasso, Giovanni Lo Coco, Matteo Ragonisi, Vito D’Anna, Paolo ed Alessandro Vasta e Michele Vecchio. Tuttavia, nulla ci autorizza ad attribuire tutte le immagini delle antiche icone a professionisti; piuttosto, siamo più propensi a credere che varie pitture degli “Atareddi” di quel tempo siano il prodotto di un artigianato locale.
Via Lilibeo prende il nome, come altre strade di Acreale, da nomi geografici della nostra Isola. Si snoda dietro il “coro” della chiesa di San Domenico, e non è diversa dalle altre stradine della parrocchie San Giuseppe: case basse, antiche, dai colori tuttavia vivaci. Quattro sono le edicole che si trovano in questa via. La quarta icone, all’incrocio con via Libertina, veramente monumentale, ottocentesca, chiusa da inferriata, di recente restaurata. Dentro, un quadro ad olio su tela di buona fattura, opera del Cav. Giuseppe Bella Vasta, simile a quello, più antico, esistente nella chiesa di San Giuseppe, opera di Giuseppe Platania.
Orario ingresso: Sempre Aperto
Ingresso gratuito
The “Atareddi” are the expression of a culture that, through time, has highlighted the religious fabric of the population. They, on the street corners, are the evidence of faith, of hope and of an act of love and a sign of gratitude for a received grace, the occasion of a prayer to seek help and protection. Often, even today, people stop in front of an “Atareddu”, they recited some Hail Mary, make “the sign of the cross” and, with his hand, sending a kiss to the sacred image. We must make a distinction between icons, shrines, kiosks, even to clarify which of these terms corresponds more accurately to our “Atareddi”. The icon is nothing but a sacred image on wood or metal, displayed in public or private. The tabernacle is the little chapel usually at the center of the altar for storing the SS. Eucharist. The niche is the niche, more or less rich in architecture and painting, placed at the corners or on the walls of the houses in the city and along the country roads, especially at junctions or at the crossroads, with some sacred image, picture or statue, which is usually adorn with flowers and other light and with candles. Sicilians call us generically “Atareddi” or “Tareddi” these kiosks. Some authors however indicate the term “tabernacle”. It was the second Council of Nicaea in the year 787, to declare that “the use of sacred images was not against religion, but rather should be considered useful” and, therefore, the images could be exposed not only in churches, but even in homes and on the streets. Acireale icons, once they had to be counted in hundreds. Unfortunately, the 1693 earthquake, other natural disasters, and sometimes, even the wicked work of men, have lost the testimony of what, in this field, as in others, had our city in the past; but the icons are still many, especially in the ancient streets. The most common images in “Atareddi” Acireale are those of the Madonna and Christ, while very few are those dedicated to the patron saints of the city: Santa Venera and San Sebastian, the Saints most dear to devotees of the city center and outlying villages. We have some of the construction date can be deduced from the nameplate certifying the granting of indulgences; in general we can say that the oldest are of the ‘700. Among the artists who created the images painted in the many “Atareddi” of our cities remember Mariano Leonardi, Giacinto Platania, Baldassare Grasso, John Lo Coco, Matthew Ragonisi, Vito D’Anna, Paul and Alexander the Great and Michele Vecchio. However, nothing authorizes us to attribute all the images of ancient icons to professionals; rather, we are more likely to believe that many of the paintings “Atareddi” of that time are the product of a local arts and crafts.
Like other streets in Acreale, Via Lilibeo named by geographical names of our island. Winds behind the “choir” of the church of San Domenico, and is no different from the other streets of the parish St. Joseph: low houses, ancient, vibrant colors however. There are four kiosks that are located in this street. The fourth icon, intersection with Via Libertine, truly monumental, nineteenth century, closed by railing, recently renovated. Inside, an oil painting on canvas of good quality, by Cav. Beautiful Giuseppe Vasta, similar to that, older, existing in the Church of St. Joseph, by Giuseppe Platania.
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