Chiesa del Carmine

Corso Umberto I, Sambuca

La chiesa del Carmine, Santuario dell’Udienza dal 1949, è il cuore pulsante della comunità Cristiana di Sambuca di Sicilia. Le sue origini sono legate alla piccola chiesa che allora era dedicata a S.Antonio Abate fondata intorno al 1530 dal marchese Don Vincenzo Bardi Mastrantonio e, al successivo trasferimento nel 1615, dei Carmelitani nel nuovo convento annesso e beneficiato dalla Famiglia Beccadelli. Fondamentale è nel suo processo costruttivo la presenza in chiesa della Statua marmorea, ritrovata nei pressi della torre Cellaro, di Maria S.S. dell’Udienza a cui la popolazione sambucese è molto devota. Soprattutto è nel ‘900 che l’attività edificatoria del santuario non ha sosta, una fra tutte il rifacimento, intorno al 1915, della facciata con la sua scenografica posizione accentuata dall’organizzazione prospettica.

LA FESTA DI MARIA SANTISSIMA DELL’UDIENZA

Fin dal 1575 , anno in cui, con l’arrivo della statua della Madonna, si verificò il miracolo della guarigione dalla peste che infieriva, si celebra annualmente la festa della Madonna che culmina, in un’OTTAVA di funzioni con la terza domenica di maggio. Dall’inizio di quella che oggi è una tradizione plurisecolare, la FESTA si è distinta in FESTA PROFANA e FESTA RELIGIOSA

 

  • LA FESTA RELIGIOSA – LA PROCESSIONE

La festa religiosa si realizza nella terza settimana del mese di maggio ed entra nel vivo dell’OTTAVA: otto giorni che precedono la terza domenica di maggio nei quali si dà il via alle celebrazioni dentro e fuori il santuario. All’interno si svolgono le Sante Messe precedute e seguite dal tipico ROSARIO recitato e cantato nell’antico siciliano del tempo in cui fu composto.

Sul sacrato della chiesa, la banda musicale intona gli inni che si dedicano alla Madonna fino a che il parroco esce dal santuario seguito da tutti i fedeli e dà inizio al serale “VIAGGIO che prevede il giro delle vie cittadine dove si svolgerà la processione. Il giro avviene ordinatamente e con la recita del santo ROSARIO fino al rientro al santuario dopo circa un’ora. Il percorso vario della processione nei giorni dell’OTTAVA risulta sempre frequentato da persone che anche a piedi nudi e con un cero acceso manifestano la loro devozione. L’OTTAVA culmina con i giochi d’artificio della mezzanotte del sabato che proprio in onore della Madonna prendono il via all’apparire della domenica.

Il paese si sveglia in grande fermento e i “NUDI” dopo i botti dell’alborata si recano in chiesa per assolvere al loro specifico compito di portare in processione il simulacro della Madonna. Si svolge la messa solenne.

I “NUDI” sono chiamati i confratelli della “Confraternita di Maria SS. Dell’Udienza”, sono centinaia e sono loro i responsabili di tutte le operazioni che contemperano “LA SCINNUTA” cioè la discesa della statua dalla posa sull’altare maggiore alla collocazione sulla “VARA”  che avviene fin dal primo pomeriggio. La “NISCIUTA” cioè l’uscita dalla chiesa tra inni, preghiere e grida di gioia e di gloria che si svolge con grande commozione dei fedeli.

 

LA PROCESSIONE che ha inizio subito dopo la celebrazione della santa messa all’aperto e il sermone di un padre predicatore.

I “NUDI” forse perché una volta “caricavano” la vara a piedi nudi, porteranno il simulacro in processione per tutta la notte mentre la banda al seguito non dovrà smettere di suonare e si fermeranno sotto le dodici “CORONE”(che rappresentano i quartieri sambucesi che con i fuochi d’artificio faranno onore alla Madonna. Sotto le corone i NUDI potranno riposarsi, prendere un boccone, bere un bicchiere d’acqua o altre bevande per poi riprendere la faticosa strada che all’alba del lunedì li vedrà davanti il Santuario a mettere in scena  “LA TRASUTA”  una sorta di sfida che si instaura tra i nudi che vogliono far rientrare il simulacro in chiesa e quelli che lo vorrebbero ancora fuori “sotto la propria responsabilità”. Dopo un ripetuto salire e scendere dal sacrato della chiesa con momenti di vera paura per le spinte impetuose che fanno barcollare il simulacro. La Madonna finalmente “TRASI” e apparirà sul sacrato verso le 11.00 per l’ultimo saluto ai fedeli che l’hanno aspettata ancora.

  • LA FESTA PROFANA

La festa profana si svolge con una serie di manifestazioni che danno al popolo di fedeli l’occasione di assistere ad eventi eccezionali come la sfilata di diversi gruppi bandistici che, nel passato, avevano non solo il compito di tenere in allegria i diversi quartieri del paese e, per tutta l’ottava, suonare sul sacrato della chiesa durante le funzioni serali ma anche di dare vita alla così detta “MUSICA AL PALCO” una sorta di rassegna di musica lirica nella quale i gruppi musicali si esibivano prendendo posto nel ben adornato palco, a fianco della chiesa, ormai scomparso.

Altra manifestazione della festa profana erano le CORSE DEI CAVALLI  che animavano il corso Umberto I nei lunghi pomeriggi degli ultimi tre giorni di festa. La manifestazione, in tutti i centri della Sicilia era ritenuta di rilevante importanza ed il cavallo che nelle corse di sambuca risultava vincitore era ritenuto ovunque un vero campione. Le corse, in diversi anni chiamate “PALIO DELL’UDIENZA” richiamavano molti appassionati non solo dai paese vicini ma anche da lontane città e per Sambuca la festa dell’Udienza diventava anche un momento di giro d’affari per tutte le attività commerciali. Si spendeva per lauti pranzi e si attivavano tutte le sarte e sartine del paese per fare allestire ricchi e colorati abbigliamenti che per la festa si mettevano in mostra. La festa profana si è spesso arricchita con sfilate di gruppi folk, con mostre di ogni genere e con sagre come quelle delle “MINNI DI VIRGINI”  tipico dolce Sambucese che si richiama ai seni di Sant’Agata. A fare da corona alla festa profana sono le cento bancarelle  che colorano il corso Umberto e che offrono al folto pubblico ogni mercanzia: giocattoli, sedie, cubaidda, calia e simenza, noccioline, zucchero filato e ogni tipo di gioielli di pietra colorata e specchi. A dare luce e colore alla festa contribuisce molto la bellissima e originale ILLUMINAZIONE ALLA VENEZIANA  che si effonde lungo tutto il corso Umberto e sul prospetto del Santuario. Un’illuminazione che specie la sera rende fantastico e magico tutto il contesto della festa.

  • IL SIMULACRO DI MARIA S.S. DELL’UDIENZA

La statua marmorea che, posta nell’altare maggiore della chiesa del Carmine, raffigura la Madonna dell’Udienza, si attribuisce al laboratorio scultoreo del Gagini. Artisti il cui padre, Domenico si trasferì e aprì “bottega” a Palermo nell’attuale Via Gagini che da questa famiglia di scultori e architetti prende il nome.

I Gagini portarono in Sicilia lo spirito del rinascimento e Antonello, il più famoso dei ben sei figli di Domenico, nei diversi viaggi fatti in Toscana ha avuto modo di ammirare le Madonne di scuola fiorentina e di Raffaello e ne ha voluto eternare nella scultura la classica bellezza. Antonello Gagini dopo aver realizzato la decorazione dell’abside della cattedrale di Palermo con quarantadue statue a grandezza naturale viene ritenuto il più importante scultore del suo tempo e dalla sua “bottega” esce una miriade di opere e, specie, di Madonne che giungono in tutta la Sicilia.

LA STATUA della Madonna dell’Udienza evidenzia la felicità creativa delle idee guida e dello stile delle opere gaginiane, ma la varietà stilistica di oltre cento Madonne attribuite ad Antonello Gagini ci induce a credere che non tutte risultano dalla sua mano, bensì dalla sua bottega. La Madonna dell’Udienza di Sambuca assume una rilevanza artistica per la sua plasticità che evidenzia anche un atteggiamento di estrema benevolenza e disponibilità all’ascolto del fedele per cui semanticamente è stata chiamata Madonna dell’Udienza o come si dice ancora “dell’Adienza” o “dell’Adensia” da cui sono già diffusi i nomi sambucesi di Audenzio e Audenzia.

La statua giunse a Sambuca di Sicilia nel 1575, quando ritrovata in un intercapedine della TORRE CELLARO , venne portata in paese attraverso la via Infermeria, dove appunto venivano curate un gran numero di appestati. Miracolosamente al passaggio della Madonna la peste scomparì e da allora si decise che ogni anno il simulacro doveva portarsi in processione per le vie del paese e ogni dieci anni la processione doveva ripassare per la via infermeria.

Si dice che prima di essere ritrovata nella torre Cellaro la statua fosse stata nascosta fra gli anfratti della montagna che si trova tra Sambuca e Sciacca e che a proposito per questa ragione quel posto si chiamò “CAVA DELLA MADONNA”.

Dopo aver attraversato la via Infermeria, la Madonna, su un carro tirato da due buoi, giunse alla via Pietro Caruso e proprio in corrispondenza dell’entrata della chiesa de Carmine, i buoi si fermarono. Si interpretò che la volontà divina era di accogliere la Madonna nella chiesa del Carmine che allora era intitolata a Sant’Antonio Abate e così avvenne che la chiesa di Sant’Antonio divenne il santuario di Maria Santissima dell’Udienza.

  • L’ILLUMINAZIONE

L’illuminazione della festa della Madonna è stata concepita da Domenico Ferraro, un artista stuccatore vissuto a Sambuca nella seconda metà del 1800. Egli ebbe modo di conoscere le vetrerie di Murano ed in particolare le “bocce” colorate usate per illuminare già quando non esisteva la corrente elettrica.

Valente disegnatore il Ferraro, progettò le grandi arcate che costituiscono la galleria illuminata lungo il corso Umberto I e gli “alberelli” e i “candelabri”   posti ad intercalare fra le arcate.

Il Ferraro si trasferì in America nei primi del ‘900 e lì continuò la sua opera per la realizzazione della “Luminaria” della festa, sensibilizzando i Sambucesi d’America che si attivarono nella raccolta dei fondi.

Fin sempre il Ferraro che intorno al 1930 disegna il Portale d’Ingresso alla luminaria e due Palchi per la musica e ne affida la realizzazione al signor Francesco Milillo valente artigiano del legno.

L’opera viene completata nel 1932 con la realizzazione del Padiglione una struttura posta fra le arcate all’altezza della chiesa di Santa Caterina  dove la “VARA” stazionerà prima dell’inizio della Processione. E’ meritoria l’azione di un gruppo di volontari guidati dall’architetto Giuseppe Cacioppo che a distanza di 120 anni dalla prima realizzazione hanno provveduto a ripristinare il progetto originale, ridando, con grande gioia dei sambucesi luce e vigore ad una iniziativa che il tempo non dovrà cancellare.

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